Il primo colloquio: paziente e psicologo si incontrano

Cosa aspettarsi dal primo colloquio psicologico di accoglienza
E’ piuttosto comune e lecito, avere dubbi, timori e perplessità rispetto al primo incontro con lo psicologo: si tratta di un momento delicato, che sancisce l’inizio di un rapporto terapeutico verso il cambiamento.
Il primo colloquio, sebbene sia preceduto da un contatto telefonico, è un importante momento di conoscenza reciproca carico di emozioni, che rappresenta la possibilità di fare esperienza della relazione e dell’ascolto che offre il terapeuta.
Sono tante le emozioni che si alternano in attesa del primo colloquio: ansia, curiosità, speranza, tristezza, entusiasmo, rabbia, vergogna, ecc.. Tante sono anche le aspettative rispetto alla persona che si incontrerà e all’aiuto che potrà offrire.
Cosa accade nel primo colloquio
Scopo principale del primo colloquio, e compito primario del terapeuta, è aiutare il paziente a circoscrivere le difficoltà che hanno portato a chiedere aiuto. Nel corso del colloquio anche il terapeuta si presenta e guida il racconto del paziente con domande mirate a raggiungere l’obiettivo. Molte persone credono di dover parlare a ruota libera per un’ora e spesso sono preoccupati di non sapere come riempire quello spazio. A seconda dell’andamento del colloquio e della problematica riportata, lo psicologo approfondirà alcuni aspetti e potrebbe chiedervi di fare degli esempi concreti o di raccontare la prima o l’ultima volta in cui il problema si è presentato.
Il primo colloquio con lo psicologo sarà principalmente focalizzato sul problema portato dal paziente e su una sua migliore definizione, pertanto gli aspetti da trattare saranno diversi. Si chiarirà, oltre alla motivazione che ha portato alla ricerca di un professionista, anche il decorso del problema (se e come è cambiato nel corso delle ultime settimane), l’esordio e la durata (da quando è presente), le persone coinvolte e le ripercussioni sulla vita quotidiana. Mediante il colloquio con lo psicologo, il paziente inizia a vedere le proprie problematiche in una nuova prospettiva e pensabilità (può cominciare, per esempio, a pensare alle parti di sé meno accettabili, riconoscendone l’esistenza).
Nel corso del colloquio, tenendo a mente l’obiettivo della conoscenza, lo psicologo raccoglierà una prima anamnesi (storia di vita del paziente) chiedendo al paziente di raccontare alcuni aspetti della propria vita attuale e passata, come ad esempio la storia familiare, lavorativa, scolastica e medica. A tal proposito, eventuali precedenti interventi psicologici o psichiatrici possono essere comunicati e analizzati per determinare che cosa abbia o non abbia in passato avuto un’utilità.
Altro obiettivo fondamentale del primo colloquio, è capire se la metodologia e le tecniche usate dal terapeuta possano essere utili per il paziente e per la sua specifica problematica. In caso contrario, sarà cura del terapeuta aiutare il paziente a trovare un collega più adatto a lui, motivando la propria decisione e indirizzandolo verso chi potrà offrirgli maggiori probabilità di recupero del benessere. In sintesi, il Primo Colloquio è una danza tra accogliere e raccogliere, con l’attenzione al cogliere: in questa danza, il ritmo è dato dalla sintesi tra la musica suonata dal paziente e quella suonata dallo psicologo, dove quest’ultimo ha la responsabilità di cercare lo stile che sia in grado di portare Armonia nella maniera più efficace possibile.
Come si conclude il primo colloquio
Il primo colloquio dura 60 minuti, sufficienti ad una prima conoscenza reciproca e ad un primo inquadramento delle difficoltà. Non sono sufficienti ad avere, però, un quadro completo della situazione: saranno necessari altri colloqui (2/3) per raggiungere la completezza informativa. Nel corso del primo colloquio spiegherò quale sia il mio modo abituale di lavorare, cosa accadrà nei colloqui successivi e cosa ci si possa aspettare dalla prima fase di conoscenza.
Fin dal primo contatto con lo psicologo, questi è tenuto al segreto professionale rispetto quanto comunicato dal paziente. Ogni informazione raccolta resta riservata, in linea con l’Articolo 4 del codice deontologico dell’Ordine degli Psicologi che cita: “Nell’esercizio della professione, lo psicologo rispetta la dignità, il diritto alla riservatezza, all’autodeterminazione ed all’autonomia di coloro che si avvalgono delle sue prestazioni”.
Il primo colloquio rappresenta un momento particolarmente significativo nel processo terapeutico, in quanto permette di creare le basi per la futura alleanza della coppia paziente-terapeuta.
Nella parte finale del colloquio è di solito previsto uno spazio per esprimere le proprie impressioni, fare domande o chiarire alcuni aspetti emersi. Conclusa la prima consultazione, il paziente ha facoltà di scegliere se fissare un appuntamento successivo di approfondimento, oppure prendersi del tempo per decidere se continuare il percorso o interromperlo.